"Disturbi dell'Apprendimento".
Ogni anno nella scuola ci sono sempre più casi di bambini affetti da questo disturbo. Nella mia classe quest'anno su 24 alunni 5 sono certificati DIA.
Qualsiasi sia l’eziologia dei Disturbi Specifici d’Apprendimento, la scuola deve focalizzare la
propria attenzione sulle conseguenze che essi apportano nella vita dei ragazzi che ne sono affetti. Questi disturbi, se non sono adeguatamente riconosciuti, considerati e trattati in ambito scolastico, causano ricadute sugli aspetti emotivi, di costruzione dell’identità, della stima di sé, delle relazioni con i pari d’età.
Garantire il successo scolastico anche a questi alunni rappresenta una sfida alle nostre capacità professionali.
Siamo consapevoli come insegnanti che c’è bisogno di porsi delle domande e di cercare delle
risposte meno approssimative, facili, scontate e d’individuare percorsi didattici diversi dai
tradizionali avviando non solo corsi di aggiornamento, ma soprattutto cambiando “forma mentis” sul problema delle difficoltà d’apprendimento della letto-scrittura e degli altri DSA.
In particolare noi insegnanti ( intesi come istituzione scolastica) dovremmo:
• garantire il diritto all'istruzione e i necessari supporti agli alunni con DSA;
• favorire il successo scolastico e prevenire blocchi nell'apprendimento degli alunni con DSA,
• ridurre i disagi formativi ed emozionali per i soggetti con DSA,
• adottare forme di corretta formazione che preveda un ruolo attivo degli insegnanti
Le nuove norme, in materia di Difficoltà Specifiche d’Apprendimento, approvate dalla
Commissione Cultura del Senato il 19/05/09, dettano le finalità (Art.2) e le misure
educative/didattiche (Art. 5) di supporto per un percorso formativo che assicuri uguali
opportunità di sviluppo della proprie capacità sia in ambito scolastico sia in quello sociale e
professionale (Art. 6).
Operativamente, quindi, è importante:
- attivare corsi di aggiornamento/formazione per tutti i docenti (art.4);
- effettuare uno screening rivolto alle classi prime di tutti i plessi al fine d’individuare alunni a
rischio (art.3 comma 4);
- convocare tutti i genitori delle classi prime per presentare il progetto con le sue finalità e
ottenere il consenso alla somministrazione delle varie prove (art.3 comma 1);
- individuare un docente per plesso come “referente per la dislessia” ;
- che l’istituzione scolastica acquisti e adotti gli strumenti compensativi e dispensativi “ad
personam” necessari (art. 5);
- compilare, ad ogni passaggio del grado d’istruzione, una scheda riferita al percorso didattico specifico.
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RispondiEliminaSono d'accordo con te su quanto dici e penso anche io che bisogna porsi delle domande e cercare risposte meno approssimative sul problema DSA. Penso inoltre, e parlo da mio punto di vista, che bisogna allargare il discorso anche alle maestrine della Scuola dell'Infanzia. Mi spiego meglio: ricordo che durante una lezione di didattica speciale o qualcosa del genere nella mia Università, si parlava del fatto che sembra possibile "accorgersi" dei possibili alunni con DSA fin dalla Scuola dell'Infanzia attraverso una serie di esercizi e giochi motori. Se questo si rivelasse fondato si potebbero attivare percorsi didattici differenti ed in tempi molto precoci in aiuto di questi bambini spesso incompresi. Insomma non si tratta solo di cambiare “forma mentis” sul problema ma di aprire subito gli occhi di fronte al problema senza relegarlo esclusivamente all'ambito della Scuola Primaria.
RispondiEliminaCiao Mietta, come Monia anche io lavoro alla Scuola Primaria come insegnante di sostegno e concordo con te nel dire che più precoce è la diagnosi e più aiuto possiamo dare ai bambini e alle famiglie che però vanno soprattutto tranquillizzate ed informate sul DSA. Più in generale, credo che la collaborazione tra i vari ordini di scuole sia necessario sempre e comunque sia a livello strettamente didattico ma anche dal punto di vista di crescita professionale..
RispondiEliminaCara Monia, leggendo il tuo post ho immediamente ripensato all'esperienza vissuta l'anno scorso...una diagnosi precoce è di fondamentale importanza ma lo è tantopiù la preparazione e la formazione dei docenti nei riguardi di questa problematica. L'anno scorso ho frequentato un corso di aggiornamento sul problema dei DSA; per me aveva rappresentato una interessante revisione di ciò che avevo studiato all'Università mentre per tante mie colleghe è stato davvero illuminante...con questo voglio arrivare a dire che per fare in modo che questi bambini possano avere le medesime possibilità sia a livello scolastico che non, è importante se non fondamentale che per primi gli insegnanti e, successivamente, i genitori possano essere realmente formati ed agiscano senza paure ma con tanta consapevolezza.
RispondiEliminada due anni ho un alunno ufficialmente senza problemi di apprendimento, ma al quale non riesco a far tradurre niente.
RispondiEliminaquando legge mi sembra al livello degli altri, ma quando scrive ha una grafia incomprensibile, secondo me, anche a lui stesso. Nell'ultimo compito di latino ha tradotto così una frase:
Sicilia magna insula est = la GRANDE sicilia E'una GRANDE isola dell'EST: cioè ha tradotto due volte, e in modo diverso, le stesse parole.
può essere colpa di come scrive, di una sorta disgrafia. se sì ci sono accorgimenti per aiutarlo, non so uso del computer etc...
Caro Michele, se posso esserti di aiuto io penso che il tuo alunno abbia una disprassia grafica. "Dis" in greco vuol dire contrariato e purtroppo la disprassia rimane, poteva essere "curata" subito, in prima elementare, anche se questo avrebbe rallentato il ritmo di lavoro dell'alunno. Inoltre tu citi uno degli errori tipici di chi ha problemia di dislessia, disgrafia ecc... le ripetizioni. Penso che potrebbe essere utile fargli contare le parole che deve tradurre dal latino, nel caso della frase che citi sono quattro, in modo che lui abbia la consapevolezza della grandezza della frase. A questo punto nella traduzione italiana dovrà solo aggiungere l'articolo, che in latino non c'è, ma che in italiano lui dovrà inserire.Potrebbe anche essere utile far prendere consapevolezza del numero delle parole, nonché della lunghezza delle parole con pezzetti di legno di varia lunghezza, tipo il mutibase, quindi ripetere la frase letta con quattro pezzetti di legno, per poi tradurli con cinque pezzetti(4 + l'articolo) di legno e fargliela riscrivere riguardando il pezzetto di legno che simboleggia quella parola per poi toglierlo, in modo tale che finiti i pezzetti sono finite anche le parole e non sia possibile fare delle ripetizioni. Non so se questo consiglio sia adeguato, ma puoi modificarlo secondo le esigenze tue e in base all'età dell'alunno come meglio credi.
RispondiEliminaSono Consigliabili anche CD come "Dislessia evolutiva" e "Recupero in ortografia" alla voce fusioni illegali e ripetizioni della Erickson.
Ciao
Lucia
Cara Monia,
RispondiEliminal’attuale legge sulla dislessia mi sta un po’ stretta. Io penso che agendo prima e subito i disagi e le difficoltà si possano ridurre al minimo, anche se questi bambini vanno sempre seguiti e istradati, perché ogni novità li coglie impreparati. Non sono tanto dell’idea di usare strumenti compensativi e dispensativi, perché lanciano un messaggio che non può non influire sull’autostima del bambino. È vero che io uso molto strumenti compensativi, a volte perché l’aiuto o l’intervento sul bambino è arrivato tardi per varie ragioni ( tempi di attesa per la valutazione, genitori ostili al riconoscimento ecc…), a volte perché quel tipo di disabilità lo richiede e basta. In ogni caso lo strumento compensativo deve essere, secondo il mio punto di vista, solo un momento di passaggio, un trampolino di lancio per poi andare da soli, anche se al bambino occorreranno tempi più lunghi di quelli dei compagni.
Sono favorevole ai corsi di aggiornamento, ma visto che dobbiamo lavorare ci occorre tanto materiale, quindi il mio consiglio in questo caso è semplice: comprate, comprate e poi comprate libri di sostegno a volontà. È bello la sera saper di potere preparare il compito giusto perché a casa c’è il libro giusto per tutto.
Ciao
Lucia
Concordo con Lucia quando dice che bisogna cercare, comprare, leggere ed informarsi... ma, dato il nostro misero stipendio da insegnanti, è bene anche accedere a materiali messi in rete. A tal proposito vi segnalo un vademecum sui DSA completamente gratuito e che ho trovato sempre utilissimo nella mia pratica didattica: si può scaricare a questo indirizzo http://www.aiditalia.org/upload/vademecumpdf.pdf
RispondiEliminaCara Mietta,
RispondiEliminaanche a me all’università dicevano che i segnali di un eventuale DSA si possono cogliere già nella Scuola dell’infanzia. Quindi può essere molto utile lavorare quotidianamente con pongo, das o altro e ritagliare con le forbici per migliorare in futuro la motricità fine ed in generale la grafo-motricità del bambino. Allo stesso modo sono utili attività di drammatizzazione per curare l’espressività del bambino, perché la lettura di questi nella scuola primaria sarà atona e senza punteggiatura a scapito della comprensione del testo. Inoltre non va sottovalutato il fattore “dislateralità”, ossia l’uso di entrambe le mani come segno di lateralizzazione disturbata da interferenze dell’altra mano. Anche in questo caso giochi motori sono molto importanti, ma penso di non aver detto nulla di nuovo. Anzi voglio parlare ancora una cosa: l’avviamento alla scrittura. Spesso i bambini che arrivano nella scuola primaria conoscono già lo stampato maiuscolo, imparato a casa o a scuola. Sto leggendo diversi libri a proposito e, benché sapessi già che l’uso del corsivo sia il migliore approccio alla scrittura, ho scoperto che chi comincia dal corsivo impara senza difficoltà a leggere lo stampato minuscolo, lo script per intenderci, e lo stampato maiuscolo. Viceversa chi parte dallo stampato maiuscolo deve ricominciare ad apprendere daccapo. Io quindi alla scuola materna preparerei i bambini a pregrafismi utili per il corsivo, curando solo quel carattere e non preoccupandomi di altro. Infatti l’uso di più caratteri contemporaneamente non è consigliato, anche se si fa in mezza Europa. Inoltre il disegno a mano libera è utile per migliorare la fluidità del tratto grafico. Non mi preoccuperei molto che il bambino sappia scrivere il proprio nome, come dicono le maestre- almeno in stampato!
Ritengo che la preparazione della scuola dell’infanzia sia importantissima e che si debba tenere un dialogo con le insegnanti di scuola primaria delle classi prime più orientato agli approcci del sostegno sia perché non nuoce a chi non ha alcun problema, anzi è proprio chi non ha problemi che può intraprendere qualsiasi percorso e qualsiasi metodo, ma soprattutto perché l’attuale realtà ci dimostra che i casi di DSA sono in aumento e che non si può essere impreparati o tardivi. Un suggerimento alle insegnanti di sostegno di scuola primaria, non fatevi scrupolo di far venire i sensi di colpa alle colleghe del posto comune, anzi…
Ciao
Lucia
Grazie Elisa, tutto fa comodo, naturalmente anche i siti internet.
RispondiEliminaCiao
Lucia
Grazie Lucia, mi hai dato veramente tanti consigli utili. Inoltre, per quanto riguarda la prescrittura, anche io sapevo l'importanza dell'avviamento al corsivo, anche se purtroppo non tutte le maestre ne sono a conoscenza!
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